Diario di Cantiere #9 – Gli impianti

2022-11-15 16:34:40 By : Mr. Jason Ye

Un groviglio di cavi e di pensieri, tra sogni e ritardi in attesa dei numeri vincenti al Superenalotto

È affascinante come in un cantiere edile i ritardi causati dall’impresa siano in grado di gemmare all’interno di precedenti ritardi e riprodursi istantaneamente anche appena stilato un cronoprogramma vincolante, che pur fissando la fine dei lavori quattro mesi e mezzo dopo quella inizialmente prevista è in grado a sua volta di far germogliare altri ritardi ancora non appena compilato – c’è qualcosa di sinistramente lisergico in tutto ciò. Ho pensato quindi di meritare l’intervento di un Deus ex Machina e sono andato ad acquistare un biglietto del Superenalotto, non avendoci mai giocato ritenevo di avere buone probabilità di incassare i 128 milioni del montepremi. Nell’attesa dell’uscita dei numeri vincenti ho quindi programmato cosa fare dei soldi, rendendomi velocemente conto che neanche questi potrebbero far finire in anticipo il cantiere. In ogni caso la prima cosa che farei sarebbe comunque completare questa casa e andare a viverci almeno per un po’, e poi riflettere su dove stabilirmi senza più i vincoli lavorativi che ci impongono di stare entro una distanza ragionevole da Firenze. La verità è che non conosco la risposta, di certo comprerei una casa a Roma, tra l’Aventino e San Saba, ma non so se vorrei davvero vivere lì.

Tornando al cantiere, siamo arrivati alla posa degli impianti. Le stanze sono in questo momento dominate dall’operoso trafficare dell’idraulico e dell’elettricista. Gli spazi dell’irraggiungibile “casa promessa” appaiono ora costituiti da un groviglio di cavi: i corrugati stesi dall’elettricista, i tubi multistrato, le colonne degli scarichi, il tubo del gas e chissà cos’altro con cui è alle prese l’idraulico. Tutti insieme compongono un labirinto alquanto ansiogeno: per quanto l’analogia sia scontata ricordano gli apparati sanguigno e linfatico che consentono la vita dei corpi, ma fanno anche pensare alla matassa di inquietudini che attraversano la mia mente. Mi piacerebbe essere qui il giorno in cui verranno affogati nei cinque o sei centimetri di cemento del massetto. Quel giorno da cronoprogramma sarebbe dovuto essere l’8 giugno, ma è slittato presto al 27.

Sono diventato esperto di cose che non avrei mai creduto. Alcuni degli elementi della rubinetteria vanno murati o affogati nel cemento, devono quindi essere disponibili con un certo anticipo rispetto a quando saranno apparentemente installati. Gli scarichi, i comandi delle docce e della vasca, i rubinetti a parete – e allora via a un inseguimento per far arrivare tutto in tempo. Sono diventato pratico di miscelatori in ottone cromato con canna alta girevole, piatti doccia in resina ultraslim, pilette di scarico click-clack per lavabi e bidet – con e senza foro per il troppopieno, sifoni di scarico stondati in ottone cromato per lavabi sospesi o ad appoggio, pilette di scarico per doccia con sifone, saliscendi, miscelatori a pavimento, soffioni quadri e tondi, bracci-doccia e via dicendo.

La sera prima di presentarsi per la prima volta in cantiere, dove studiare sul luogo la realizzazione di impianti che fino ad allora aveva osservato solo su carta, l’idraulico era stato punto da un ragno e aveva la febbre alta. Sapendo che l’architetto veniva quel giorno, come sempre da Bologna, decise di presentarsi comunque, era paonazzo: per questo merita una menzione d’onore. E anche se rispetto all’elettricista è un po’ in ritardo poco male, dato che il contrattempo verrà assorbito dagli ancora maggiori ritardi imputabili all’impresa, stavolta per la realizzazione del massetto (come di tutto il resto).

L’elettricista è un signore minuto, quasi anziano, l’ho trovato alle prese con la malta e le scatolette di derivazione elettrica perfino di domenica, quando va a lavorare pur di non dover parlare con la moglie – così mi ha confidato. Un giorno gli ho chiesto se fosse tutto pronto, compresi i tre allacci per le luci esterne. Nessuno gli aveva detto di farli, mi ha risposto, aggiungendo però che non ci sarebbero stati troppi problemi. Eppure a me pareva proprio di averle chieste queste luci, ho ricordato (e le avevo chieste anche a lui, tra l’altro). A quel punto ci ha pensato un po’ e una volta rientrato in cantiere, ha controllato i progetti. A quel punto mi ha detto che in effetti erano segnate. Si tratterà di far passare i corrugati attraverso mura che ormai, a isolanti montati, sono diventate spesse quanto quelle di una fortezza medievale – servirà un trapano con una punta lunga almeno 60 centimetri... non ce l’ha ma troverà il modo di farle. Lo ringrazio e mi infilo le mani nelle tasche, sono bucate da mesi. Delle quattro a disposizione nei pantaloni che indosso me ne ritrovo sfondate tre, quando sovrappensiero ci infilo delle monete le ritrovo direttamente ai miei piedi. Sembrandomi una buona metafora di quest’anno per ora le lascio così, del resto non ho più neanche le monete da infilarci ma in compenso al Superenalotto ho fatto uno.

Diario di Cantiere è una produzione originale di Elle Decor Italia in collaborazione con Cantiere Galli Design