Via Bolla, favela Aler di Milano: così è nata la battaglia tra gli abitanti nel «campo rom verticale»- Corriere.it

2022-11-15 16:47:29 By : Ms. Kitty Xu

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Nelle tre palazzine alla periferia Nord Ovest di Milano gli inquilini abusivi sono l’80% dei 156 residenti. Bruciata l’auto di una famiglia romena. Corse di auto, impianti fognari ed elettrici logori, box arredati come appartamenti: il disastro del caseggiato Aler e le accuse tra Comune e Regione

Le case popolari di via Bolla a Milano (foto Porta / Lapresse)

La scintilla è una vecchia Citroen Xara che corre nel cortile come in un circuito di Formula 1. Sgomma, accelera, rischia di investire altri abitanti. Ma la causa della rivolta che venerdì sera porta in strada una sessantina di persone con mazze, bastoni, bombe carta, ha radici ben più profonde. Che affondano in anni di convivenza forzata tra occupanti abusivi che hanno trasformato questi tre palazzi dell’«edificio B» di via Bolla, estrema periferia Nordovest di Milano, in una sorta di campo nomadi verticale.

Gallery: Il reportage fotografico nella favela Aler di via Bolla a Milano

L’assedio degli abusivi in via Bolla

Gli abusivi sono l’80 per cento dei 156 abitanti, quasi tutti di origini rom. Romeni, bosniaci e serbi che mal si sopportano da mesi, e italiani — quelli rimasti sono meno di una decina — che un po’ resistono e un po’ contribuiscono a gettar benzina esasperati e arrabbiati. Perché la polveriera di via Bolla è un buco nero da anni. L’Aler, che dipende dalla Regione e gestisce queste palazzine, ha da tempo alzato bandiera bianca. La soluzione studiata, drastica e non ancora chiara nei tempi, è quella di salvare alcuni palazzi e praticamente abbatterne altri. Per questo i regolari sono stati via via «smistati» in alloggi temporanei, ma a ogni trasloco s’è succeduta una nuova occupazione. E oggi, mentre il Comune attacca «anni di gestione fallimentare di Aler» e della giunta del governatore Attilio Fontana, il centrodestra replica chiedendo «un presidio dell’esercito» (l’assessore regionale alla Casa, Alessandro Mattinzoli) o mettendo in luce le mancanze del Viminale: «Ci aspettiamo dal ministro Lamorgese un segnale forte per Milano» (il leghista Stefano Bolognini).

Gallery: Milano, polizia e ambulanze nella banlieue di via Bolla

Venerdì sera il bilancio è stato di una donna 44enne italiana, un ragazzino romeno di 17 anni e un bambino di 2 portati in ospedale. Gli stessi, ripresi in alcuni video mentre partecipano ai primi disordini quando sono ancora le nove e venti di sera. Ma è dopo che la situazione peggiora, tanto da spingere il questore Giuseppe Petronzi a «inviare» cinque blindati del reparto mobile dislocati in centro per il Fuorisalone a dar manforte alle dieci volanti già presenti. Gli agenti con gli scudi e i caschi in un paio d’ore riescono a riportare la calma. Anche se tutti sanno che qui l’armistizio sarà solo temporaneo. Quando all’1,20 di notte gli agenti lasciano via Bolla ricomincia la spola di sentinelle sulle Bmw in cerca delle fazioni nemiche . In cortile rimangono i segni di una battaglia a spranghe e bastoni di legno ricavati da resti di mobili ammassati negli spazi comuni. I resti di due grossi petardi lanciati, sembra, da un balcone, e al centro del cortile una Bmw station wagon con targa francese e il vetro sfasciato a bastonate.

I rom romeni contro i bosniaci

«Hanno ragione gli italiani a lamentarsi — attacca Costantin, 36 anni, romeno, lavoro come manovale, abusivo, e un passato nella favela rom di via Triboniano —. Qui è tutto uno schifo». I rom romeni puntano il dito contro i bosniaci e in particolare contro una famiglia «arrivata da poco». Eppure qui da anni si ripetono scene identiche, nel 2017 erano già intervenuti i blindati. «Adesso è ancora peggio», si lamenta Barbara dal balcone del primo piano. Lei è una delle cinque regolari del palazzo. Venerdì sera è rimasta ferita negli scontri: «Ci hanno attaccati e ci siamo difesi. La polizia mi ha dovuto scortare a casa dall’ospedale» . Gli ascensori non funzionano. Il solo attivo non ferma al piano terra. Le cantine piene di spazzatura sono andate a fuoco a febbraio. I tubi dello scarico fognario sono logori: i liquami finiscono sul pavimento di un locale comune. Alcuni bosniaci hanno arredato i box come case perché c’è meno caldo: «Noi non sappiamo neanche cosa sia successo. Non c’entriamo niente. Fate vedere solo il degrado. Andate via, siamo ubriachi e drogati, vi spacchiamo tutto» . In serata, la prima risposta ai disordini: è stata bruciata l’auto di una famiglia romena .

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